Maso Martis, Bollicine di Montagna
Nel piccolo borgo di Martignano, la famiglia Stelzer coltiva dagli anni Ottanta il proprio amore per la viticoltura di montagna, firmando spumanti Trento DOC eleganti e unici
Un territorio aspro e montuoso, dove i vigneti si spingono sino agli 800 m s.l.m. e la pianura si nasconde timidamente fra i pendii. I suoli, dalle composizioni eterogenee, sono tuttavia accomunati da buone condizioni generali di drenaggio e aerazione, fornendo il loro contributo nella gestione delle piogge, special mente quelle più violente. In questo areale è la DOC Trento a regolamentare la produzione delle bollicine di montagna, includendo 74 comuni viticoli della provincia. Lasciando il centro della cittadina alle nostre spalle e procedendo verso la collina a nord est, risalendo verso il centro di Martignano (un tempo chiamato Martis Fanum, Tempio di Marte), a circa 450 m di altitudine, si raggiunge la sede dell’azienda Maso Martis. Adagiati sulle pendici della montagna, i vigneti sembrano quasi abbracciare la struttura del maso. La storia dell’azienda inizia negli anni ’80, con l’acquisto della proprietà che, come era in uso all’epoca, presentava una coltivazione promiscua, con vigna mista ad alberi da frutto. L’orientamento produttivo della cantina fu però scandito fin dalle sue prime battu te: una volta estirpati i vecchi vigneti, ina datti a una produzione di qualità, Antonio Stelzer, all’epoca studente presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, con il supporto della moglie Roberta Giuriali, si dedicò a ricostruirli in toto, utilizzando la pergola trentina. Conscio della vocazione del territorio per la spumantistica, sebbene la DOC non fosse ancora stata riconosciuta, la scelta ricadde prevalentemente su vitigni quali Chardonnay, Pinot nero e l’allora rarissimo Pinot meunier (oggi Meunier). «Mio padre scelse subito la direzione della qualità anche in un momento in cui il Pinot nero non era ancora così diffuso, lasciando invece da parte le grandi quantità, garantite al contrario da Merlot e Pinot grigio» racconta Alessandra Stelzer, figlia primogenita di Antonio e Roberta, di recente subentrata ai genitori in azienda assieme alla sorella Maddalena. Il vero e proprio anno zero per Maso Mar tis è il 1990: l’annata della prima vendemmia imbottigliata. Fatta eccezione per l’appezzamento di 2 ettari di Müller-Thurgau sul Monte Calisio in località Montevaccino, gli 8 ettari complessivi del corpo centrale si distribuiscono uniformemente lungo il versante della montagna che guarda a sud ovest «Abbiamo il sole tutto il giorno e questo ci aiuta molto specialmente nel periodo primaverile, quando le temperature sono ancora rigide» spiega la Stelzer. «Avere un accorpamento unico, poi, ci aiuta non poco nelle lavorazioni: possiamo intervenire in maniera puntuale sui vigneti e in minor tempo. D’altro canto, – am mette – quando è in arrivo una perturbazione ci troviamo completamente esposti, poiché il nostro nucleo produttivo è tutto qui». Osservando i vigneti, lo sguardo corre subito verso l’alto, scorgendo i pendii della monta gna coperti di boschi, altro importante regolatore climatico. La posizione del maso, in questa specie di anfiteatro naturale, bene f icia di una condizione microclimatica singolare: il freddo proveniente dalle montagne è stemperato dalle calde brezze dell'Ora del Garda che, pressoché ogni giorno da mezzodì al tramonto, s’insinua nella vallata mitigando la temperatura ma, soprattutto, spingendo via le perturbazioni e contribuendo alla prevenzione delle malattie fungine. «A questa condizione microclimatica si associa una tipologia di terreno che ci garantisce un buon drenaggio e che, specialmente in annate piovose come le ultime, ci aiuta a evitare i ristagni d’acqua – spiega Alessandra e aggiunge – dobbiamo comunque riconoscere che il microclima di questa zona è cambiato. Negli anni ’90 si poteva ancora parlare di clima montano; ad oggi, inve ce, è più vicino a un contesto di tipo mediterraneo». Per quanto concerne le scelte produttive, il focus è incentrato sulla maturità del frutto «Cerchiamo di aspettare la maturazione fenolica per non vendemmiare acini ancora parzialmente ‘verdi’. L’acidità è senz’altro l’e lemento principale che si ricerca nella produzione degli spumanti, tuttavia, – chiarisce – se le componenti fenoliche non sono del tutto mature, rischiamo di estrarre delle note amaricanti, difficili da mitigare in vinificazione. Preferiamo quindi aspettare di raggiungere uno stadio di maturazione ottimale, rinunciando forse a un pizzico di acidità, al fine di ottenere vini più profumati e raffinati». Assaggiando le etichette di Maso Martis, questa ricerca di eleganza, pulizia e finezza aro matica è ben evidente: i vini sono rotondi pur preservando una dinamica freschezza, e l’allungo sul palato, con incidenza di sapidità, accompagna in lunghi finali sempre aggraziati e luminosi. Tra le punte di diamante della linea spiccano Madame e Monsieur Martis: «Madame Martis è nato dal preciso desiderio di inserire un prodotto di eccellenza. Con la ven demmia ‘99, e con il supporto di Matteo Ferrari, che è il nostro enologo dal ’94, abbiamo deciso di sperimentare un più lungo affina mento sui lieviti, sfruttando anche il Meunier che in quegli anni era ancora sconosciuto. Così, sono state messe da parte 500 botti glie di questa cuvée che, da allora, è rimasta invariata: 70% Pinot nero, 25% Chardonnay con passaggio in legno e 5% di Meunier, con l’obiettivo di fare un dosaggio Brut, dopo una sosta di 8 anni sui lieviti. Una collezione sicu ramente rara per una cantina così piccola – riflette la Stelzer – che abbiamo voluto dedicare alla quota femminile dell’azienda». Incuriositi dalle potenzialità del Meunier, dopo il 2010, un nuovo progetto viene stoccato in cantina in attesa di comprenderne le evoluzioni. «Quando nel 2015 abbiamo festeggiato i 25 anni di Maso Martis mio padre ha deciso di sboccare alcune bottiglie di questo spumante rosato a base di Meunier. Il suo successo è stato tale da convincerci a inserire questa nuova etichetta – rivela Alessandra – presentata uf f icialmente nel 2020, dopo 48 mesi sui lieviti. Con Monsieur Martis abbiamo voluto omaggiare anche la parte maschile dell’azienda, in un modo, per così dire, controcorrente, giacché si tratta di un rosato. Devo anche riconoscere – aggiunge – che queste due etichette sono la perfetta rappresentazione dei nostri genitori: da un lato mamma, una donna che sa il fatto suo, che ritrova nella struttura piena di Madame Martis, e nel suo lungo affinamento, lo specchio dei suoi progetti a lungo termine e del suo carattere deciso, mentre mio padre è esattamente come il Meunier che, in un primo momento può sembrare più sulle sue, ma che quando si concede ti regala tutto sé stesso». Se alcuni dei nuovi progetti aziendali vedran no la luce non prima di 5 o 6 anni, è attualmente l’enoturismo al centro dell’attenzione. Uno strumento che, come riconosce la Stelzer, aiuta a far conoscere in modo più ap profondito la vera essenza di una cantina, le persone che ne fanno parte, conferendo un valore intrinseco all’esperienza stessa del la visita, e, parimenti, ai prodotti degustati. Un modo ideale, dunque, per lasciarsi con quistare dalle meraviglie enogastronomiche e paesaggistiche del Trentino, esplorandone la storia e le tradizioni socioculturali che, come spesso accade nel nostro Paese, si in trecciano saldamente ai viticci e alle famiglie che da generazioni se ne prendono cura.