Un territorio collinare, coperto per oltre il 60% da boschi e dal carattere un po’ selvaggio: è questo il paesaggio dell’areale di Radda in Chianti, con i suoi pendii talvolta anche molto ripidi e i piccoli borghi a puntellare le sommità dei poggi. La recente introduzione delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) ha suddiviso il Chianti Classico in 11 zone specifiche, con due origini geologiche differenti: una marina, in cui si riscontrano in prevalenza marne e arenarie, l’altra continentale, con predominanza di depositi flu viali, lacustri e alluvionali. In posizione cen trale, quasi a fungere da confine, si colloca la UGA di Radda, pressoché coincidente con la superficie dell’omonimo comune. Località storica del territorio, un tempo scelta come capitale della Lega del Chianti, il cui vessillo riportava il celebre gallo nero, è percorsa a nord dal torrente Pesa e a sud dall’Arbia, e presenta di screte altimetrie che variano dai 400 sino ai 700 m s.l.m. con punte di 800 m nella zona dei Monti del Chianti. Il suolo viticolo è costituito in prevalenza da alberese e macigno, con presenza anche di argilliti scistose (galestro), formazione di Sillano e Pietraforte. La combinazione tra questo terreno ricco di scheletro, tendenzialmente povero, e le importanti escursioni termiche supportate dalla ricca vegetazione a fare da regolatore climatico, rende i vini di Radda particolarmente “affilati” e, al tempo stesso, eleganti. Il Sangiovese si esprime qui con grande finezza, presentando nel calice tratti ricono scibili e ascrivibili al contesto pedoclimatico in cui le uve crescono.«I vini di Radda sicuramente si conoscono rispetto ad altri campioni del territorio, per la loro eleganza e la freschezza – asserisce Angela Fronti, titolare ed enologa dell’azienda vitivinicola Istine – sebbene negli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico, il grado alcolico sia un po’ salito raramente si superano i 14 °C. Quando io ero piccola, poi, mi ricordo che si faceva persino fatica ad ar rivare a 12,5% e a pensarci bene, – aggiunge – probabilmente è in quegli anni lì che abbiamo imparato a gestire davvero le vigne perché questa non è mai stata una zona “facile” per la viticoltura». Entrando in vigneto, si comprende appieno quanto riporta Angela: le pendenze sono importanti e la maturazione dell’uva è tardiva, andando quindi incontro al rischio di sviluppare botrite a causa delle nebbie mattutine; a queste condizioni, si aggiunge la scarsità di risorse idriche di un terreno povero come quello di Radda. Del resto, ci troviamo anche a un’altitudine non trascurabile alla quale si associa un altro elemento naturale ben evidente: il bosco. L’80% della superficie raddese, come riferisce anche Angela, è coperta da boschi, una componente che influenza quindi notevolmente il clima di quest’area. «Un’altra caratteristica dei nostri vigneti – spiega l’enologa – riguarda la densità per ettaro: non abbiamo cercato intensità estreme, per questo ci manteniamo sui 5 mila ceppi. Questa scelta, ci aiuta a favorire oltremodo le caratteristiche organolettiche dei vini, come la bevibilità, che lo stesso contesto pedoclimatico contribuisce a dare. Peraltro – aggiunge – se aumentassimo la densità andremmo incontro a non poche difficoltà di lavorazione. Stringendo i filari avremmo sempre meno spazio di manovra e trovandoci già in pendenza questo comporterebbe dei seri problemi. Dovremmo ricorrere ad altre tipologie di macchine mentre noi, per credo aziendale, preferiamo fare tutto il possibile in prima persona e a mano».
Non è casuale, infatti, che dopo una protratta esperienza familiare di successo nel mondo dei servizi agricoli grazie ad Agrichianti (azienda fondata dal nonno di Angela nel 1959 che si occupa di movimentazione terra, impianto vigneti e gestione del verde) e l’acquisto di diversi vigneti, sia poi giunto il momento di trasformare quella che era stata una produzione marginale di vino, sfuso o per il consumo familiare, in una realtà a tutto tondo. «Io lavoravo già nel mondo del vino. Ero consapevole che iniziare un progetto ex-novo con la mia famiglia sarebbe stato difficile – confessa Angela, ripercorrendo le tappe della sua storia – eppure se avessi dovuto scegliere un vitigno da lavorare avrei senza dubbio scelto il Sangiovese, il mio preferito. E il caso ha voluto che noi avessimo già delle vigne di Sangiovese a Radda. Avevo trent’anni e sapevo benissimo che per vedere i primi risultati di un progetto agricolo occorrono almeno 10 anni. Ho accettato quella sfida. Mi sono detta “ora o mai più”». Così, nel 2012 viene imbottigliato il primo vino di Istine, il cui nome è riferito al toponimo della sede aziendale. Da una produzione di appena 3.000 bottiglie, in poco più di 10 anni, Angela è arrivata a pro durne almeno 120 mila. «Ero consapevole di essere una piccolissima realtà che si affacciava in un mondo già pieno di tanti nomi, in cui non sarebbe stato semplice emergere e farmi conoscere. Ciononostante, negli anni siamo cresciuti molto e questo mi riempie di soddisfazione. Devo tanto anche alla mia famiglia, senza di loro sarebbe stato decisamente più complesso occuparsi dei vigneti». Dai progetti di Angela, nasce anche la vinificazione separata dei tre Cru di Sangiovese in purezza, oggi etichette Chianti Classico Gran Selezione, provenienti dalle omonime vigne: Istine, Casanova dell’Aia e Cavarchio ne. Con esposizioni Nord-Ovest, Sud ed Est/ Sud-Est, e altitudine compresa tra i 430 e i 550m s.l.m., le tre vigne, sebbene non troppo distanti fra loro, mostrano calici dalle caratteristiche ben distinte, anche in virtù delle diverse composizioni che il suolo presenta: molto sassoso, con galestro e alberese per Istine, altrettanta ricchezza di scheletro per Vigna Cavarchione, a Gaiole in Chianti, mentre Casanova dell’Aia, a Radda, presenta rispetto alle altre due vigne una più importante porzione d’argilla. Lo stile di Istine ha sempre voluto rappresentare il territorio in modo diretto, lasciando che il Sangiovese potesse esprimersi senza eccessive sovrastrutture: da qui, la preferenza per legni grandi e meno invasivi. Negli assaggi si ravvisa questa volontà di spogliare il vino di eccessivi artifici, dando spazio a una freschezza quasi esuberante ma altrettanta finezza aromatica: «Mi piace che i miei vini si presentino schietti, con meno influenza umana possibile, affinché a parlare siano soltanto il vitigno, il Sangiovese, e il territorio in cui cresce».
Istine Loc. Istine 28/a Radda in Chianti 53017