Alla fine degli anni Sessanta l’area occidentale del Veneto tra Verona e il Lago di Garda era caratterizzata, invero come gran parte della regione, da un’economia locale preva lentemente agricola. Sebbene i primi segnali di industrializzazione, soprattutto nelle aree pianeggianti, facevano presagire un cambiamento, non solo estetico, dell’aspetto di questo ambiente, la produzione di vino, ortaggi, frutta, cereali e anche un po’ di olio di oliva sui versanti collinari più prossimi al lago, rimanevano il cuore di un sistema rurale fondato sull’archetipo della famiglia allargata. Sebbene fenomeni di migrazione interna, alla ricerca di salari più stabili nelle città, minassero lo stock di forza lavoro nei campi, le basi agricole della Valpolicella, così come del Bardolino e delle aree a sud del lago di Garda, mostravano comunque una certa stabilità. È in questo ecosiste ma sociale che, proprio nel 1968, nella cittadina di Lazise, antico borgo lacustre di origine romana e poi fortezza medie vale, Eugenio Tinazzi diede vita all’omonima cantina, realtà enoica che contribuirà, nei decenni successivi, allo sviluppo della filiera locale.Oggi l’azienda, forte di 5 milioni di bottiglie prodotte, è gestita da Gian Andrea Tinazzi, con i figli Giorgio e Francesca, che si occupano non solo del cuore produttivo storico del Veneto, ma anche delle tenute pugliesi di Feudo Croce, acquisita nel 2001, e San Giorgio, di proprietà dal 2011, oltre che della re cente realtà toscana di Pian del Gallo, sulle colline chiantigiane, di pertinenza della famiglia dal 2022. I primi passi di Tinazzi, tuttavia, parlano il dialetto veneto, con il cuore originario di Lazise che visse, nei primi anni Ottanta, quella proiezione via via sempre crescente sui mercati esteri della cantina e, successi vamente, l’acquisto, nel 1986, della Tenuta Valleselle a Bardolino. Proprio qui ha origine quel percorso della qualità che ancora oggi soggiace allo stile dei vini Tinazzi: un ambiente dove il lago è una componente “tattile” del paesaggio, con una casa di campagna, dedicata anche all’ospitalità, avvolta da 15 ettari di vigneti, oliveti e boschi. Garganega, Trebbiano e Chardonnay, insieme a varietà a bacca rossa quali Corvina, Rondi nella e un po’ di Merlot, sono i protagonisti di una produzione che rievoca la tradizione enologica del Garda e del Bardolino, con una attenzione particolare al mantenimento della freschezza gustativa e della leggiadria olfattiva, caratteri garantiti da vinificazioni prevalentemente in tini di acciaio. A guidare il team di enologi aziendali, qui in vigna come nel quartier generale di Lazise e in Valpolicella, è l’enologo Giuseppe Gal lo, custode di uno stile ricco e talvolta po tente nei vini, benché sempre “fragrante” e, soprattutto, attento al legame territoriale delle singole etichette. Un modus operandi alla base di una gamma articolata che ri vela nel Garda o nel Bardolino, solo per fare due esempi, un garbo fresco-sapido di grande persistenza e nettezza, cui fa da contraltare la potenza e la copiosità dell’Amarone Ca’ dei Rocchi La Bastia o la vellutata morbidezza del Valpolicella Supe riore Ripasso Monterè.A proposito di Valpolicella poi, nel 2014 la famiglia fa un’altra fondamentale mossa nella strutturazione della “compagine” veneta con l’acquisto dei Poderi Campopian a Sant’Ambrogio di Valpolicella e la costruzione, in loco, di una cantina di pigiatura. «Campopian è il nostro paradiso nascosto», amano dire i fratelli Tinazzi nel raccontare i loro 16 ettari, di cui 5 a vigneto, situa ti a 670 metri di altitudine nel cuore della Valpolicella. Limitate le produzioni, con la linea Ca’ dei Rocchi a rappresentarne una “maniacale” qualità di origine e di processo, calibrato quest’ultimo, anno per anno, all’andamento climatico di un’area non tra le più facili da interpretare.

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Sempre qui, nel 2018, la famiglia ha provveduto alla ristrutturazione di un rustico Ottocentesco e di parte dei vigneti, patrimonio agricolo di straordinario valore nel suo insieme, in un contesto rurale sempre da preservare.A evidenziare la vocazione multifunziona le delle aziende vinicole Tinazzi, dove ospitalità ma anche tanto sociale si intrecciano con la produzione vinicola, è doveroso rac contare il progetto Piana degli Orti che ha visto la realizzazione di un orto solidale in collaborazione con le associazioni Città in Fiore e Oltre il Confine guidati da Don Paolo Bolognani. Dedicato ad adulti con disagi, rifugiati richiedenti asilo e famiglie in diffi coltà questa iniziativa, il cui motto è “coltivare ortaggi, coltivare relazioni”, rappresenta un tassello significativo per lo sviluppo, extra settore enologico, dell’ambiente sociale di ri ferimento di Tinazzi. «Sosteniamo con orgo glio l’orto solidale guidato da Don Paolo – ci dice Gian Andrea Tinazzi, – non solamente perché è stato in grado di realizzare un progetto sostenibile e virtuoso, ma perché è fondamentale per noi intervenire sul territorio e collaborare con le realtà che si occupano di inclusione sociale». Sempre nel sociale, ma più per la formazione professionale e per la ricerca, infine, Tinazzi, dal 2018, è partner di un progetto formativo per aiutare i medici di base a riconoscere i disturbi neurologici funzionali come quelli motori o del linguaggio, promosso e realizzato dal Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’Università di Verona e dalla Scuola Veneta di Medicina Generale coordinato dal professore Miche le Tinazzi, responsabile, inoltre, del Centro Parkinson e Disordini Movimento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Verona. Un impegno necessario per il territorio, come sottolinea la famiglia, che dimostra come il vino, nelle sue molteplici forme e articolazioni, possa fare del bene alla salute di tutti.

Tinazzi Via delle Torbiere, 13 37017 Lazise VR

tinazzi.it