A metà strada tra Pisa e Volterra, immersa nel paesaggio delle colline pisane, sorge Tenuta Podernovo delle Tenute Lunelli, proprietà toscana legata all’omonima famiglia. Il podere è immerso in uno scenario lussureggiante, puntellato di boschi e vigneti, non lontano dalla costa livornese e, pertanto, carezzato da brezze marine che mitigano il caldo regalando una buona ventilazione. Verso la fine degli anni ’80, la famiglia Lunelli si pone l’obiettivo di creare dei vini fermi in Trentino, a partire da Pinot Nero e Chardonnay, vitigni che erano da anni utilizzati nella produzione del Ferrari Trento. Da questo desiderio, nasce il progetto delle Tenute Lunelli e nel 1987 viene presentato sul mercato il Villa Margon, uno Chardonnay in purezza, seguito pochi anni dopo da Maso Montalto, frutto di sole uve Pinot nero. Alla fine degli anni Novanta, la famiglia decide di affacciarsi oltre i confini del Trentino e abbracciare una nuova sfida: dedicarsi alla produzione di grandi vini rossi italiani. «Cercavamo luoghi in cui ci fosse una radicata cultura enologica e vini di spessore, longevi, atti a diventare pezzi da collezione» spiega Alessandro Lunelli, amministratore delegato di Tenute Lunelli. L’attenzione fu rivolta fin da subito verso due territori in particolare: l’Umbria e la Toscana. «È a questo punto – prosegue Lunelli – che entrò in gioco un effetto “serendipità”. Grazie a Corrado Dalpiaz, compagno di banco di Mauro Lunelli e alla loro amicizia, approdammo a Tenuta Podernovo». Dalpiaz, che lavorava in zona, aveva segnalato alla famiglia la presenza della Tenuta, un poggio baciato dal sole in cui era presente un antico vigneto di Sangiovese; i Lunelli ne rimasero ammaliati e, comprendendo le potenzialità di quei vigneti, decisero di acquistare il podere.
La cantina, risalente al 2001, è un insieme di eleganza, tecnologia e identità territoriale: dalla bellezza strutturale dell’ottagono, dove si trovano i vasi vinari, all’equilibrio delle sue linee geometriche disegnate da pietre e rocce emerse durante i lavori di scavo e reimpiegate per l’edificazione delle pareti. La collaborazione con l’Istituto di San Michele all’Adige ha consentito, poi, la selezione massale per l’impianto di un nuovo vigneto a partire dai cloni migliori, aggiungendo anche appezzamenti dedicati a Cabernet sauvignon, Cabernet franc e Merlot, con il preciso scopo di realizzare dei tagli bordolesi. Per una decina d’anni, infatti, Aliotto e Teuto sono stati gli unici due vini creati dall’azienda. Nel 2014, però, la famiglia Lunelli ha deciso di fare un passo ulteriore, rivolgendosi a Luca d’Attoma per la consulenza enologica. «Luca rimase colpito dal Cabernet franc, un vitigno che lui conosce approfonditamente. Decidemmo così di vinificarlo in purezza, facendo lo stesso anche con il Sangiovese, per creare le due etichette di punta della Tenuta» racconta Alessandro. Dopo molto lavoro e sperimentazioni sono stati presentati sul mercato Solenida e Auritea, due dediche al luogo stesso in cui questi vini nascono. Entrambi i nomi, così come il logo aziendale che ritrae un’ammonite, richiamano le conchiglie fossili: quelle, anche integre, che caratterizzano il suolo di Podernovo, sabbioso e limoso con porzioni di argilla. Tali resti, risalenti a milioni di anni fa e testimoni dell’antico mare che ricopriva questi luoghi, donano peculiari caratteristiche ai profili organolettici dei vini. Un’altra singolare caratteristica del podere si riscontra passeggiando tra i vigneti: lungo i declivi del poggio è piuttosto comune incontrare dei canneti, segnale di grande ricchezza di acqua nel sottosuolo, che permette ai vigneti della tenuta di non patire la siccità anche nelle annate più calde. L’abbondanza idrica è oltremodo testimoniata dalla presenza di un’antica fonte risalente al XIX secolo, situata all’interno di un’insenatura, dove gli abitanti del luogo venivano per rifornirsi di acqua sino a tempi non troppo lontani. Per quanto concerne le scelte produttive, sono state implementate diverse evoluzioni: «acquistiamo da diverse tonnellerie, per mixare le porosità e lavorare a livello microscopico sulla micro-ossigenazione – affermaLunelli – per i Cabernet, poi, impieghiamo soltanto legni nuovi: barrique che ogni anno vengono destinate esclusivamente ad essi». Altro importante accorgimento è l’utilizzo di anfore e orci in terracotta. Unitamente a ciò, per Solenida e Auritea, i tempi di macerazione si fanno più lunghi rispetto alle altre due etichette, per ottenere una maggiore estrazione. Nel caso del Solenida, questa operazione si combina con la scelta di vinificare una parte della massa in anfora, dove svolge una macerazione post-fermentativa a cappello sommerso per diversi mesi. Il risultato è un Sangiovese che conserva maggiore freschezza aromatica e un’intensità di colore visibilmente più marcata. «Uno stile pulito, fatto di eleganza ma al tempo stesso struttura» come ama definirlo Alessandro Lunelli. La vendemmia, come ulteriore segnale di ricerca della qualità, prevede da due a tre passaggi per filare, affinché ogni grappolo venga raccolto nel momento più idoneo. Le rese, come accennato, sono volutamente basse: «questo ci consente di effettuare un lavoro sartoriale – asserisce Lunelli, e aggiunge – le diverse esposizioni delle colline, inoltre, ci consentono di mantenere ottimi livelli di acidità e ottenere una grande variabilità nei vini che produciamo capaci di esaltare, altrettanto, la matrice del territorio». Si percepisce, nelle attenzioni meticolose dedicate a ogni porzione del processo di pro duzione, così come nell’accoglienza di Casa le Podernovo (esclusivo agriturismo diffuso), un fil rouge piuttosto evidente, che collega fra loro le tre Tenute Lunelli e le etichette del marchio: l’eccellenza senza compromessi. È questo il lavoro che dall’esperienza in Ferrari Trento ha permeato ogni nuovo progetto della famiglia Lunelli, che si pone il preciso obiettivo di promuovere e rappresentare la più alta forma di produzione enoica italiana.
Tenuta Podernovo Via Podernuovo, 13 56030 Terricciola PI
tenutelunelli.it