Forse siamo alla fine di un’era, quella iniziata dopo lo scandalo del metanolo del 1986. Quella che ha poi comportato una reazione intensa, che ha visto la nascita di tante pubblicazioni, guide dei vini innanzi tutto. Quella che è stata legata a una profonda divulgazione dell’argomento vino, soprattutto attraverso i corsi e l’opera delle associazioni ad esso legate. Sta di fatto che da quarant’anni non ci si trovava in una situazione di crisi di vendite e d’immagine del settore enologico come quella alla quale stiamo assistendo. I motivi sono molti, ma quello che è impressionante è il combinato disposto che ne sta scaturendo. Se mettiamo insieme il nuovo codice della strada che ha inasprito le pene per chi guida sopra i limiti indicati, l’OMS che continua a sostenere che l’idea del “bere moderato” è insostenibile per la salute, la demonizzazione del vino che avviene attraverso le iniziative di lobby interne al parlamento e alle commissioni dell’UE, alcune inchieste televisive che mettono in dubbio la trasparenza della produzione e l’incremento dei prezzi determinato da molti fattori, il gioco è fatto. In più c’è anche la minaccia dei dazi per l’esportazione negli USA, che speriamo non si concretizzi a breve. Il risultato è una frenata dei consumi come non se ne vedeva da decenni. Il vino sta uscendo dalla considerazione positiva che ha avuto per molto tempo, i giovani bevono altro, e molto meno vino dei loro pari età di appena una decina di anni fa, e la reazione del settore è incentrata a preoccupazione e a insicurezza per il futuro. Contemporaneamente incombe il pericolo dell’affermazione dei vini dealcolati e della fine dell’assegnazione di fondi europei, come gli OCM, per favorire l’export nei Paesi esterni all’UE. Un sacco di guai, insomma. La cosa più preoccupante è il fatto che non ci sia una vera strategia del comparto vitivinico lo per affrontare tematiche così complicate. In questo momento l’opera di associazioni come l’ONAV, che da decenni fa divulgazione e infor mazione, attraverso corsi e incontri, potrebbe essere importante. Far sì che le persone abbiano un’idea positiva della cultura del vino e del suo consumo responsabile, è una delle strade per ridargli immagine, una cosa fondamenta le. Bisogna lavorare per far appassionare più persone possibile a un tema che è, peraltro, anche alla base della nostra civililtà mediterranea. Non esiste un altro alimento che possa vantare un peso paragonabile a quello del vino nella letteratura, nell’arte visiva, nella musica. La tecnica e l’enologia sono ovviamente importanti, ma in una situazione come questa bisogna anche sostenere l’impatto culturale, umanistico e storico del vino. Anche questo potrebbe essere un impegno futuro per tutti noi.