Non solo vino in questa cantina dell’Etna dove ogni bottiglia è un’opera d’arte e una dichiarazione d’intenti. Tra artisti, versi, vitigni reliquia e progetti green, il vino diventa strumento di cambiamento e bellezza civile
L’ultima nata in casa è una bottiglia tanto storica quanto attuale: Etna Rosso DOC Aituzza 2022 Special Edition, ideata in collaborazione con Confapi e con l’Associazione 6 Libera, per la promozione e la tutela della salute e della sicurezza delle donne. Ma da quando è stata fondata, nel 2005, la Cantina Al-Cantàra (che in arabo significa ponte) ha sempre avuto tra i suoi obiettivi prioritari quello di celebrare la Sicilia in tutte le sue forme. Non solo, dunque, dal punto di vista enologico, ma anche culturale, artistico, poetico e sociale. Già quest’ultima etichetta, che fa battere il cuore ed emozionare tutti i catanesi, e non solo, per la sua dedica a Sant’Agata, la santa Patrona di Catania, Aituzza Vergine e Martire, ha una finalità sociale e culturale di non poco conto, soprattutto per i tempi bui che stiamo attraversando. L’aspetto grafico di tale produzione è stato curato dall’artista siciliana Annachiara Di Pietro, che ha voluto apporre sullo sfondo oro (a ricorda re lo splendore delle sacre icone) il disegno dei seni della Martire, le Minne di Sant’Agata, che a Catania sono anche i dolci tipici con cui si celebrano i giorni della Sua festa. Un po’ più velata, poi, appa re la grande A di Aituzza. Parte del ricavato delle vendite di queste bottiglie speciali sono devoluti a 6 Libera, come dichiara e firma lo stesso produttore nella retro-etichetta, con tanto di QrCode che rimanda al sito dell’Associazione (6libera.org). Già, il produttore! Un capitolo a parte lo si dovrebbe spendere solo per lui, Pucci Giuffrida, gentiluomo d’altri tempi e mecenate, da sempre diviso tra i freddi numeri della sua professione di commercialista e il suo amore per la poesia della terra e della vigna, da quando è diventato produttore. Quand’egli rilevò gli ettari di terreno di quella che oggi è la sua tenuta, nel territorio di Randazzo (Catania), versante Etna nord, dei 20 ettari disponibili soltanto 4 erano vitati. Uno “strascico” storico del vulcano, dopo il passaggio della fillossera, che spinse la maggior parte degli agricoltori a convertire i propri terreni in noccioleti e uliveti. Ma, prima o poi, questo piccolo paradiso enoico sarebbe dovuto risorgere e così è stato anche qui, grazie a Pucci Giuffrida, come ai numerosi altri imprenditori che hanno investito dall’inizio nella viticoltura etnea. Oggi l’Azienda conta 16 referenze (comprese di spumante e Grappa) più altre 6 etichette da collezione e numerate (prodotte solo per un anno e non ripetute più, una volta esaurite in commercio), cui si aggiunge anche una etichetta di ottimo olio Evo, ‘A Tistimunianza, da Nocellara dell’Etna. La maggior parte della produzione, tra Etna DOC e Terre Siciliane IGT, consta di circa 100 mila bottiglie ed è occupata da etichette di vini da vitigni autoctoni. Siamo, infatti, nel regno del vitigno principe dell’Etna, il Nerello mascalese, oltre al Nerello cappuccio e al Carricante. Vista, però, la bontà dei terreni e l’accoglienza dell’Isola verso vitigni anche alloctoni, non mancano neanche qui presenze internazionali, quali ad esempio Pinot nero e Cabernet sauvignon. Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Domenico Tempio, Mario Rapisardi e Antonio Veneziano sono solo alcuni degli Autori a cui Pucci Giuffrida si è ispirato per la produzione dei suoi vini, con tanto di etichette artistiche dedicate e con i versi o i passi di prosa e di teatro riportati già nel nome o nel retro, assieme a gradazione alcolica, denominazione e territorio. Una formula che gli è valsa, negli anni, molti premi e riconoscimenti prestigiosi. Gli abbiamo chiesto, allora, dove stia andando oggi l’Etna, così ricercata, apprezzata e anche desiderata. «L’Etna sta certamente continuando a crescere, anche se qualche pausa di riflessione la si deve fare, soprattutto adesso che incombe la minaccia dei dazi americani. Noi produttori ci stiamo confrontando con il Consorzio, fatto una statistica, per capire come difendere al meglio le nostre produzioni». Pucci ci parlava con la calma e con la consapevolezza di chi sa, anche da bravo commercialista, che la vita non è soltanto numeri. La cultura è qualcosa che, se la si possiede dentro, nel proprio DNA, non può essere scalfita. Sicuramente, il progetto più importante che l’azienda porta avanti da sempre è quello di Poesie da bere, che vede appunto abbinato a ogni bottiglia prodotta il destino di veicolare la cultura e la poesia siciliane. Un progetto che prosegue anche nel 2025, con l’aggiunta della sostenibilità. Oltre ad avere creato, infatti, nella cantina stessa, il Museo dell’Etna, Giuffrida ha avviato per quest’anno il progetto dell’arte attraverso il riciclo di materiale utilizzato in cantina, in particolare con il riuso dei filtri per il vino: un centinaio di artisti, con in prima linea proprio Annachiara Di Pietro, la “firma” della cantina, stanno realizzando quadri, disegni, poesie e brani di prosa su vecchi filtri destinati al macero e che invece saranno in parte utilizzati per creare un Totem da installare al Museo e in parte venduti a scopo sociale. Il ricavato delle vendite, in fatti, andrà alla Lega del filo d’oro. Sostenibilità che era già partita negli anni scorsi, con l’altro progetto portato avanti con l’Università degli Studi di Catania. Da un lato, infatti, Al-Cantàra è stata la prima cantina a creare un impianto di fitodepurazione delle acque reflue; dall’altro lato, poi, insieme ad altre quattro cantine dell’Etna, ha avviato sempre con l’Ateneo catanese, cui ha donato mille metri di terreno con la coltivazione di un centinaio di piantine di vitigni reliquia, in particolare Moscatella Nera e Barbarossa (per i rossi) e Virdisi e Madama Bianca (per i bianchi). È stata già effettuata una prima vendemmia e i risultati sono stati trasferiti all’Istituto vite e vino di Marsala per essere studiati. Prime vinificazioni che sono state anche anticipate nelle presentazioni al recente Vinitaly. «Solo la qualità – ribadisce Pucci Giuffrida – ci può difendere a livello mondiale. Sicuramente l’Etna ha una marcia in più e i miei vini hanno anche quella culturale, con la nostra poesia da bere». Presentandoci Aituzza, l’ultima nata in cantina, Giuffrida ci ha poi mostrato poi con orgoglio altre due etichette, produzioni limitate e da collezione, presentate alcuni mesi fa e sempre firmate dall’artista siciliana Anna chiara Di Pietro: l’Etna Rosso ‘u Pircanti e il Nerello mascalese in purezza Onde si move e dove nasce Amore?. «U Pircanti è chiamata così perché, leggendo le poesie di Nino Martoglio ho scoperto che spesso diceva pircantata, cioè incantata. I Pircanti sono i folletti dell’Etna che, secondo le leggende dell’Isola, vivono dentro le grotte del vulcano, piene di tesori che le diverse autorità, a cominciare da quella araba, hanno rubato agli abitanti del posto. I Pircanti custodiscono tali tesori ma, una volta ogni mille anni, c’è ‘a truvatura, allora si fa festa. La seconda etichetta, invece, è dedicata a Nina Siciliana, conosciuta anche come Nina da Messina, una poetessa siciliana del Trecento. Ci sono molti misteri sulla sua reale esistenza, ma ho voluto dedicarle ugualmente uno dei nostri vini da collezione, dopo tante dediche ai poeti e agli scrittori siciliani uomini». Parole che, a prescindere dai misteri letterari e storici, rivelano comunque l’animo nobile e da gentiluomo di questo produttore assolutamente originale, fedele alle tradizioni ma per nulla timoroso di guardare al futuro dell’Isola.