A una manciata di chilometri da Siena, adagiato su suoli calcarei, l’antico borgo di Fonterutoli osserva quieto lo scorrere del tempo. Il perseverante incedere dei secoli non ha, in alcun modo, “adulterato” le medievali sembianze di quel luogo che fu teatro del leggendario incontro tra due cavalieri, uno senese, l’altro fiorentino, nell’intento di stabilire quale fosse il confine tra le due città rivali. I paladini sarebbero dunque partiti al primo canto del gallo, l’uno in direzione dell’altro: il punto del loro incontro avrebbe così fissato la frontiera tra Siena e Firenze. Fu proprio il povero gallo bianco scelto dai senesi, troppo pasciuto e satollo, a consentire al cavalleggero fiorentino di percorrere molta più strada. O, forse, fu merito dell’affamato e mattiniero gallo nero scelto dai gigliati, tanto famelico, poiché lasciato a digiuno, da intonare a squarciagola quel bramoso desiderio di cibo, probabilmente, ancor prima che sorgesse il sole. 

Il Castello di Fonterutoli è oggi una cantina dal retaggio antico sempre accompagnato da uno spirito pionieristico al limite del “futurista”, alimentato non solo dalla ricerca delle migliori tecniche, in vigna e cantina, per la produzione del vino, ma anche dalla vibrante passione per un territorio dai mille volti: il Chianti Classico. Potremmo quasi dire, usando un’immagine calzante, che il vino scorre nelle vene della famiglia Mazzei da ben 24 generazioni. Dal 1435, anno della consacrazione del matrimonio che unì Madonna Smeralda Mazzei e Piero di Agnolo da Fonterutoli, infatti, i Marchesi Mazzei non hanno mai smesso di dedicarsi al mondo vitivinicolo, interpretando e canalizzando in forma liquida l’anima complessa di un multiforme terroir. 

Degli attuali 650 ettari di proprietà, oltre un sesto è dedicato ai vigneti, suddivisi in 7 aree produttive che abbracciano 3 comuni e frazionate in ulteriori 120 parcelle. La zonazione, un concetto tutto toscano ereditato da quegli storici frazionamenti intestini e dal “coraggio” di quella Dichiarazione de’ Confini delle quattro Regioni datata 1716 ad opera del Granduca Cosimo III de’ Medici, è la vera forza di Fonterutoli. «Il progetto dell’azienda – racconta Gionata Pulignani, direttore tecnico della maison – è sempre stato quello di non omologarsi ma essere riconoscibile. Con questa prospettiva, i vigneti sono stati divisi in tanti piccoli appezzamenti, oculatamente selezionati, che vengono vendemmiati e vinificati separatamente». Per ogni singola parcella, invero, si effettua una vendemmia interamente manuale, operando una doppia selezione già in campo, ancor prima di arrivare in cantina, e una successiva vinificazione separata. A ogni vasca da 100 ettolitri corrisponde de facto la resa di un ettaro o poco più (tra i 60 e i 75 quintali di uva): un lavoro “sartoriale” che garantisce assoluto controllo sul prodotto. «La scelta di frazionare in microaree – spiega Pulignani – è la naturale conseguenza delle molteplici identità del territorio che ci ospita: la zona A è diversa dalla B che è diversa dalla C, e così via. Non è una questione di superiorità qualitativa ma di specifiche caratteristiche che denotano ogni singolo terroir. Questa è la grandezza del Chianti quando è Classico. Andiamo dai 220 m s.l.m. di Siepi – conclude – fino ai 600 di Badiòla, il che comporta una variabilità enorme delle singole parcelle». 

Con il proposito di valorizzare puntualmente la poliedrica espressione del Chianti Classico, i Marchesi Mazzei hanno tradotto in Gran Selezione il frutto di 3 vigne, Badiòla, Vicoregio e Fonterutoli. I vigneti dimorano in 3 comuni differenti, rispettivamente Radda in Chianti, Castelnuovo Berardenga e Castellina in Chianti, e trasferiscono nel calice l’anima di questi 3 cru da Sangiovese in purezza. 

«Certo è un lavoro complicato – commenta il direttore tecnico che è anche agronomo ed enologo – ma è quest’attenzione che fa la differenza: l’obiettivo è preservare il più possibile ciò che il territorio ci dà. La qualità, infatti, è un concetto complesso quando subentra il gusto personale; quello che, per contro, può essere universalmente condivisibile è la volontà di rispettare l’espressione di questi terreni vocati, delineando uno stile aziendale sempre riconoscibile».

È proprio l’identità a tratteggiare il carattere, forte, della famiglia Mazzei e di Fonterutoli, i cui vini hanno disegnato dagli anni Settanta in poi, lo stile e l’immagine del Chianti Classico di qualità. Sono una delle cantine che ha scritto il racconto, glorioso, del vino italiano degli ultimi trent’anni: un esempio di impegno nell’elevare il potenziale del Chianti Classico, ma anche un faro di tecnologia, studi, osservazioni, prove e risultati ineccepibili sia dal punto di vista metodologico sia nel loro legame con la terra. «Oggigiorno è certamente tutto più complesso: fino a qualche anno fa con 10 ottenevi 50, adesso con 100 ottieni, forse, 10. Essere riconoscibili, farsi interpreti di diverse piccole espressioni di un grande Chianti Classico, è sicuramente un percorso ancora lungo, ma è, e sarà ancora in futuro, il più grande successo di Fonterutoli».


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Philip Mazzei, patriota americano made in Chianti Classico

Un personaggio di spicco legato alla famiglia Mazzei, al quale è dedicato il Philip, da uve Cabernet sauvignon provenienti sia dai vigneti di Fonterutoli sia di Tenuta Belguardo, in Maremma, è Philip (Filippo) Mazzei: avanguardista della viticoltura in Virginia, al fianco di Thomas Jefferson (terzo Presidente degli Stati Uniti), e fiero patriota americano. Con questo vino i Mazzei hanno voluto rendere omaggio allo spirito e alle gesta di un rivoluzionario che amava definirsi «cittadino del mondo». Tra le tante vicende della lunga vita, rivoluzionaria e non, di Philip Mazzei, quella più curiosa, sebbene non completamente suffragata da testimonianze documentali, è la sua attiva partecipazione nella progettazione dell’odierna bandiera degli Stati Uniti. Il 14 giugno del 1777, nel secondo Congresso continentale, fu approvata la prima bandiera degli States riportante 13 strisce bianche e rosse ispirate, come suggerito dallo stesso Philip, allo stendardo e ai colori di Ugo di Toscana, valoroso condottiero e marchese vissuto poco prima dell’anno Mille.